Perché faccio esperienza del mio vivere, in prima persona?
Come nasce la coscienza? Come si crea l’immagine?
Apro gli occhi e il mondo appare.
“Per ognuno di noi, la nostra esperienza cosciente è tutto ciò che c’è. Senza di essa, nulla rimane: niente mondo, niente sé, niente di interiore o esteriore” (Anil Seth).
In qualche modo, dentro la nostra testa, nella nostra mente cervello, l’attività combinata di miliardi di neuroni dà luogo all’esperienza cosciente, proprio qui, proprio ora.
Ogni volta che siamo coscienti, siamo coscienti di qualcosa, o di molte cose. Questi sono i contenuti della nostra coscienza.
Credo che il modo migliore per provare ad entrare nel mistero della “coscienza”, sia quello di provare a comprenderne il senso, cioè il significato, e dunque lo scopo fondamentale.
Il senso di ogni nostro pensiero, o contenuto della nostra coscienza, consiste nel fine verso cui si orienta.
Persino nella condizione limite, dell’ispirazione dell’estasi nella preghiera, o quando il corpo si trasfigura nella morte, il senso della coscienza si rivela, si orienta, “si dispone” naturalmente, a sospendere l’ego.
E come nasce una poesia? [1]
“Non lo so… La cosa cui per me si avvicina di più, è una visita, è qualcosa che arriva. Anche un po’ da fuori e anche un po’ da dentro, non si sa bene da dove. Perché certamente c’è tutta la propria vita, c’è anche la geografia, non solo la storia, i paesaggi che abitiamo (…). Quindi non saprei… So che è un regalo, che arriva” (Chandra Livia Candiani)
E come avviene la mia storia?
Se segui con la tua mente, il sentiero delle situazioni reali, e importanti, della tua vita, che sono quelle che “hanno comportato tante conseguenze”, e il complesso di circostanze in cui si sono collocate - cioè la storia dei tuoi genitori, le persone che frequentavi quando eri giovane, le loro abitudini, e convinzioni - , allora si svelerà alla tua coscienza il significato della tua storia, e della tua vocazione: la coscienza, per esistere, ha bisogno del corpo, della tua vita concreta.
Io non conosco la tua storia.
Conosco la mia. E ve la racconterò: a mia madre, che mi teneva in braccio, quando avevo tre anni, chiedevo: “Mamma, io ti guaddo, pecché?” Neanche sapevo parlare. Non avevo coscienza del senso della mia vita, non ne conoscevo la bellezza.
Ho fatto lo psichiatra e lo psicoterapeuta. E non è avvenuto per caso.
Ora, dopo trent’anni, conosco la storia di moltissime persone.
Ve le racconterò, in questo sentiero immaginabile, mascherandone i nomi, le vocazioni, e i paesaggi. Ma anche trasfigurandole, rendendole chiare, a voi, nel loro senso profondo, così come le ho rese ben visibili, e lucenti, alle persone che me le hanno raccontate.
Paul Klee. Sentiero Principale e strade secondarie, 1929.
[1] La “poesia”, definita da Merriam Webster Unabridged Dictionary come “la scrittura che formula una consapevolezza immaginativa concentrata dell'esperienza, in un linguaggio scelto e organizzato, per creare una risposta emotiva specifica attraverso il suo significato, suono e ritmo”.
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