Questo piccolo spazio nasce in seno al progetto della Fondazione Neurone Onlus intitolato “testi, immagini spirituali e sistemi di significato come strumenti di Spiritual Care”. Più precisamente scaturisce da un incontro: quello fra uno psichiatra e psicoterapeuta, appassionato della mente e i suoi misteri, e un giovane ricercatore nel campo della spiritualità affascinato dal linguaggio simbolico. Due mondi dunque apparentemente distanti fra loro e per qualcuno, forse, ancora inconciliabili.
Non ci metteremo qui a sfatare questa idea e nemmeno entreremo in merito al dibattito culturale fra spiritualità e scienza della mente. Quello che c’interessa è piuttosto provare a tracciare insieme un sentiero. Per dove? Verso il cuore, la presenza, la cura. Vorremmo costruire un luogo virtuale che favorisca il ritorno a sé stessi e, perché no, generi soste, nutrimenti, consolazioni. Ci piacerebbe insomma offrire una parola buona, versare acqua al pozzo disseccato dello sguardo. Per questo abbiamo scelto l’aggettivo “immaginabile”. Sì, perché molti sono i sentieri che la realtà ci ha proposto. Alcuni con dolore si sono rivelati immaginari, cioè illusori, frutto di aspettative o proiezioni. Altri potremmo definirli “immaginati”, ovvero quei sentieri che abbiamo sognato, ma poi, per un motivo o per l’altro, non abbiamo avuto il coraggio di percorrere. “Immaginabile” invece è il sentiero che possiamo ancora sperare. Il possibile che si fa vicino se ci lasciamo prendere per mano e condurre. Richiede fiducia, come nei rapporti d’amicizia. È immaginabile perché permette di creare di nuovo e nel nuovo la capienza del presente, la qualità della visione con cui osserviamo e interpretiamo, le parole che utilizziamo per dirlo e quelle che ci rivolgiamo nel quotidiano. Re-immaginare implica però competenze contemplative, poetiche e di lenta tenerezza. Per questo, nel corso delle settimane, cercheremo di offrire piccole “pillole” di meditazione attingendo alla scienza, all’arte, alla poesia e al simbolico, che possano aiutare a ri-vedere la nostra postura interiore davanti al mondo. In questo viaggio i linguaggi si alterneranno, a volte più psicologici e analitici, altri più poetici. Non importa, perché resta fermo il desiderio di coloritura e di dialogo.
Ci mettiamo allora in cammino, scendendo in punta dei piedi dentro l’abisso. Alle spalle un azzurro benevolo c’invita ad addolcire le mani e a tenere leggere le parole come un filo di paglia. Con lievi mani ci auguriamo di poter sostenere il cuore attraverso la scrittura di questo blog, intrecciando assieme ai lettori cesti di comunione.
Alessandro Vetuli e Giulio Nicolò Meldolesi
© Jeanie Tomanek
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