Beatrice si trova di fronte a un dilemma psicologico esistenziale apparentemente insolubile:
A) essere leale alla legge familiare, rimanendo parte integrante del clan familiare; ma, di fatto, ritrovandosi succube dell’autoritarismo di una legge patriarcale corrotta, ingiusta rispetto alla legge del cuore, che priva se stessa e i propri cari del rispetto e della dignità, e che schiaccia la libertà;
B) oppure ribellarsi a questo tipo di legge; caricandosi, con ciò, del biasimo, della disapprovazione, della condanna dei genitori, che la giudicherebbero “cattiva”, perché responsabile della sofferenza dell’intera famiglia.
In Beatrice, come del resto in ciascuno di noi, convivono due sistemi motivazionali (sistemi che ci spingono a mettere in atto comportamenti allo scopo di soddisfare un bisogno o un desiderio) che sono tra loro in apparente contraddizione; e che tuttavia, a un livello più profondo, risultano entrambi orientati a proteggere la vita.
[A] Il primo sistema è “omeostatico”: tende a un bisogno o desiderio istintivo di tipo conservativo, nel senso che preserva l'energia allo scopo di farci sentire bene nell’immediato, sebbene in modo fugace, a un livello di base, biologico: ad esempio, il desiderio di soddisfare il desiderio di cibo, di dormire, l’istinto sessuale. In ciò consistono i bisogni primari, geneticamente determinati, indispensabili per la sopravvivenza.
Il sistema omeostatico tende al mantenimento di uno stato stabile della mente e del corpo, mediante processi di regolazione interna che contrastano le perturbazioni dell'equilibrio che provengono dall’esterno. Nella storia di Beatrice, l’unità del nucleo familiare, e del clan, garantita dalla legge autoritaria patriarcale, è orientata primariamente a questo scopo.
[B] Il secondo sistema è “eterostatico”: ci spinge cioè verso nuovi stati che ci conducono alla conoscenza e all’integrazione di ciò che ancora non è conosciuto. In altre parole, ci spinge in acque inesplorate; è la motivazione che ci porta a lottare per andare avanti; a controllare e a gestire gli eventi della vita, mediante la forza fisica, e la conoscenza. È il meccanismo responsabile dell’evoluzione culturale.⁶
Nella storia di Beatrice, la ricerca dell’arte, della musica, della bellezza, e dei valori della giustizia, della dignità, del rispetto umano e della conoscenza sono orientati a questo scopo. ⁷
Tutto questo è certamente molto buono. Tuttavia, sia il “sistema omeostatico”, sia il “sistema eterostatico”, hanno al centro, come motivazione intrinseca, la protezione individuale e il senso di gratificazione personale. Possiamo dire la soddisfazione e l’appagamento dell’ego individuale, ossia la parte della personalità che media le richieste dell'Es, del Super-Io e della realtà quotidiana esterna nell'interesse della preservazione dell'organismo.
Qualunque scelta decida di fare, su un piano psicologico ed emozionale Beatrice si ritroverebbe in ogni caso a vivere una separazione da ciò che lei ama: perdere la propria famiglia, i propri cari; oppure vedere annullati se stessa e il proprio desiderio.
Il dilemma risulta insolubile per il fatto che anche i nostri genitori, a partire dall’imprinting darwiniano, hanno la tendenza a pensare e ad agire secondo la logica dell’istinto, nella chiave della protezione carnale.
Nel caso di Beatrice, la legge patriarcale autoritaria garantisce il mantenimento del clan familiare, e, conseguentemente, la “sopravvivenza” darwiniana del suoi membri.
Per tali motivi sarebbe opportuno che Beatrice si aprisse a qualcosa di qualitativamente diverso: a un salto logico, a un salto di “fede”.
⁶ Il sistema eterostatico (al pari ovviamente del sistema omoestatico) è proprio anche delle specie evolutivamente inferiori. Può essere mosso da stati emotivi negativi, come l’ansia derivante dalla scarsezza di cibo e la necessità di ingegnarsi allo scopo di trovarlo. Ad esempio c’è una giovane macaco femmina dell'isola giapponese di Koshima che si chiama Imo.
E’ accaduto, un giorno, che Imo, lavando la patata nell’acqua marina piuttosto che nell’acqua dolce, ha scoperto che essa assumeva un sapore più gradevole (Tsumori, 1967). Questo comportamento si è diffuso rapidamente nella colonia; e nel giro di pochi anni è divenuta un’abitudine di gran parte del gruppo.
Oppure, può essere mosso da stati emotivi positivi, quali l’entusiasmo (o, anche nelle specie inferiori, l’eccitamento), l’interesse (o la curiosità), la felicità (o il benessere), il senso di padronanza.
⁷ Entrambi i sistemi motivazionali risultano necessari per la vita, e sono coerenti con la teoria darwiniana. Secondo la teoria di Darwin, lo scopo primario di un organismo è continuare a sopravvivere. Ciò è vero quasi per definizione - un imperativo stabilito dall’evoluzione. Tutti noi, al pari degli altri organismi viventi su questa terra, ci adoperiamo per conservare la nostra integrità fisiologica di fronte a pericoli e opportunità (sistema omeostatico). La ragione fondamentale per cui ogni organismo ha un cervello - o un qualche sistema nervoso - è di aiutarlo a sopravvivere, facendo sì che le sue variabili fisiologiche rimangano entro lo stretto intervallo compatibile con la continuazione della sua sopravvivenza (Seth, 2023). D’altra parte, anche il sistema eterostatico, ha lo scopo di aumentare la conoscenza, e dunque la controllabilità e governabilità di ciò che esiste nel proprio contesto di vita; quindi, di incrementare la adattabilità (in termini darwiniani, la fitness la capacità di sopravvivere e di riprodursi in un particolare ambiente. Persino le manifestazioni apparentemente più evolute a livello umano, ad esempio di “amore per la conoscenza” trova la sua motivazione nell’intima gratificazione di vedere soddisfatti i principi di ordine, certezza e verità, e la capacità di controllare, in anticipo, mediante la conoscenza, il manifestarsi degli aventi (per una sintesi, v., ad es., Meldolesi, 2011). Anche sul piano delle capacità sociali, il discorso appare analogo. “Il nostro assetto psichico è stato creato, per così dire, in corsa, plasmato da esigenze di sopravvivenza spesso contrastanti. Per esempio, una persona che sa stringere amicizie e alleanze è meglio di una che se ne va da sola e rifugge la compagnia degli altri; tuttavia, la persona amichevole corre il rischio di essere sfruttata e tradita, per cui al suo comportamento si aggiunge anche una dose di sospetto. Non è facile conciliare l'empatia, la cooperazione e la carità verso tutti da un lato, con il prudente sospetto dall'altro; eppure entrambi conferiscono particolari vantaggi” (Mihaly Csikszentmihalyi. In Joel M. Hektner, Jennifer Anne Schmidt, Mihaly Csikszentmihalyi. Experience Sampling Method: Measuring the Quality of Everyday Life. Sage, 2007).