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Qui vedete il genogramma di Beatrice. I quadrati identificano i maschi, i cerchi le femmine. Le linee definiscono il legami coniugali: ad esempio, Olimpio è sposato con Emilia. Ed hanno 4 figli: Beatrice, Paolina, e altri due figli maschi. La croce all’interno di un quadrato o di un cerchio indica una morte: ad esempio il fratello di Olimpio è deceduto all’età di 13 anni. Le linee che collegano il cerchio di Angiolina con quello di Emilia e di Beatrice sottolineano una particolare continuità di contenuti o significati di vita vissuta, che si tramandano da una generazione all’altra: da Angiolina, a Emilia, e dunque a Beatrice.

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Beatrice ha 24 anni. È la prima di quattro figli: due femmine, e a seguire due maschi. Di professione fa la modella. Proprio di recente, dopo tanto penare, ha vinto un premio importante, che ha segnato la svolta nella sua carriera. E’ credente, cattolica, segue una guida spirituale. Ed è fidanzata con Oreste.

Viene in terapia perché lamenta momenti di confusione e di “scoraggiamento totale”. Sentimenti di disagio, di profondo imbarazzo, che uniti alla rabbia diventano l’occasione per criticarsi; per giudicarsi; per condannarsi; veri e propri atti di autoaccusa¹: “Mi vedo schifosa! Il mio naso mi fa schifo, gli occhi troppo grandi; prima o poi si accorgeranno che faccio schifo. Il mio sogno si infrangerà, sarò vecchia; e nessuno mi troverà interessante”.

Beatrice soffre anche di un “blocco totale a livello sessuale” di vecchia data: prova dolore durante il rapporto; afferma di essere sempre stata pudica e timida al riguardo. E di aver vissuto la sessualità con forti sensi di colpa.

Il padre, Olimpio, medico condotto, originario della provincia torinese, a 14 anni è stato mandato in collegio a studiare e i suoi genitori non andavano mai a trovarlo; a partire dai 22 anni ha sofferto di gravi problemi di salute. Inoltre, il fratello che veniva dopo di lui in ordine di nascita, è morto in giovane età, per un incidente agricolo, e Olimpio era lì presente.

Olimpio dice che “è cresciuto da solo”. Se c’era la neve prendevano lo slittino e si facevano 15 km per andare a scuola. E’ cresciuto, dunque, con i suoi gravi problemi di salute e nel dolore per il fratello morto, in mezzo alle difficoltà della vita, di fronte alle quali non si è mai arreso, continuando sino ad oggi a svolgere la professione.
Olimpio non parla dei suoi genitori; a detta di Beatrice, sono persone “incapaci di stare davanti al dolore e alla morte”.

La madre di Beatrice, Emilia, è la figura più complicata della famiglia. Anche lei originaria del Piemonte, diplomata in violino,

Beatrice dichiara che la madre “è sempre annebbiata per tutti i problemi dei figli, che ogni volta le appaiono come la fine del mondo; tanto che finisce sempre per scaricarli sugli altri, generando in loro dei forti sensi di colpa”. Per esempio Emilia dice a Beatrice: “Tuo fratello si è addormentato ma tu stavi al telefono col tuo ragazzo, e lui ci teneva tanto a stare con te”.

Per Beatrice, a casa “non c’è mai tregua! Mamma ha sempre qualcosa da ridire! Ti fa pesare qualunque sbaglio, e questo è il modo che utilizza per tenerti attaccata a lei”.
Beatrice continua a ripetere alla madre di prendersi un aiuto per casa, perché non vuole sentire le sue lamentele; ma, soprattutto, perché non vorrebbe vederla esaurita. Ma lei non l’ascolta.

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​​Per quanto riguarda il padre di Emilia, Federico, questi era solito al bere e si arrabbiava per un nonnulla, e picchiava la moglie Angiolina, che era terrorizzata da lui.
Emilia racconta che quando arrivava il padre, Angiolina diceva: “Zitte zitte! Perché vostro padre è arrabbiato! E ordinava loro di “stare buone”. Se Emilia diceva una cosa sbagliata, il padre Federico “le rigirava la faccia”, e la madre le dava (tra virgolette) dei “calci nel cul”.

Peraltro non erano tempi facili: è interessante notare che il padre di Federico bisnonno di Beatrice, era un alcolista, e aveva perduto tutto con le scommesse.
La madre di Federico era presumibilmente affetta da depressione e commise suicidio a circa cinquant’anni, almeno cosiÌ€ si pensa: “Una volta le si sentiÌ€ dire, ‘basta che ti bevi un po’ di veleno per topi’... Ed effettivamente moriÌ€ vomitando per due giorni qualcosa di nero”. Angiolina riporta quello che dicevano le donne del paese, che ‘lei si era ammazzata, quando Federico aveva solo vent’anni’.

A quel punto Federico capiÌ€ che si doveva sposare. Pensò: “Qui va tutto in malora; mamma è morta, papà è un alcolista”.
Angiolina arrivò a casa di Federico nella casa dei genitori e trovò una povertà mai vista. In quella casa la luce arrivò quando Emilia aveva tre anni e la TV quando aveva sette anni. Praticamente, commenta Beatrice, “si trovavano indietro di trent’anni”.

Per questo, Angiolina non voleva piuÌ€ sposarsi. Ma, quella sera Angiolina dormì con la sorella di Federico, Filippa, che le fece, potremmo dire, una sorta di filippica: “Tu ti devi sposare Federico, perché se no la mia famiglia è rovinata!” In pratica, fece leva sui sensi di colpa, cui Angiolina era particolarmente sensibile, a partire da quel “Zitte! zitte! che ordinava alle figlie.

Una volta sposatasi, Angiolina subiva le sfuriate di Federico e scaricava (proiettava) la sua rabbia e i suoi sensi di colpa su Emilia criticandola e giudicandola. In questo coinvolgeva spesso la nostra Beatrice. Ad esempio, si rivolgeva alla figlia Angiolina dicendo: “VediÌ€, tua nipote mi accompagna alla messa; e tu, Emilia, per me non lo fai!”.

Del resto, i suoi sensi di colpa avevano un’origine: sua madre era morta di tumore. E Angiolina si era sentita talmente in colpa “per non aver potuto fare nulla per lei”, che per una sorta di autopunizione, quando si era ammalata di tumore al seno, non voleva nemmeno sottoporsi ai controlli. Esponendo le figlie a continue angosce e facendole sentire responsabili, dicendo che “se non fosse stato per le figlie, lei si sarebbe lasciata morire”. Ed Emilia commentava con Beatrice: “Strano, mamma (Angiolina) ha due figlie, e si sente in colpa per sua madre!”

Angiolina era molto severa con Emilia. A sette anni le disse: “O vieni a prendere le albicocche oppure cucini per tutti. Ed Emilia si mise a cucinare”.
Emilia andava in chiesa, il parroco organizzava corsi di musica, e Emilia decise di studiare violino. Tanto era brava, che a 25 anni faceva concerti di musica da camera e insegnava musica a scuola.

E’ interessante notare che la madre era solita affermare che “averle fatto studiare violino era stato ‘l’errore più grande della sua vita’: perché era una perdita di tempo, e perché non portava soldi”.
Di fatto, Emilia si sposò presto, come era tradizione all’epoca; e quando il marito si operò, per i suoi problemi di salute, lei decise di lasciare la vita concertistica, e rinunciò per sempre al suo sogno.

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¹ Nel caso specifico, clinicamente, si tratta di vere e proprie piccole “ossessioni”.

 

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Per conoscere la condizione esistenziale di Emilia clicca qui

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